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ALZO ZERO 2010
Il potere occulto: da dove nasce l'impunità di Israele?
di Manuel Freytas-voltaire.net
La grande complicità internazionale con i massacri periodici
israeliani non si creano per paura di Israele ma per paura di quello
che lo stato ebraico rappresenta.
Israele è il simbolo più emblematico, la patria territoriale del
sionismo capitalista che controlla il mondo senza frontiere dagli
uffici direttivi di banche e corporazioni transnazionali. Israele è
fondamentalmente la rappresentazione nazionale di un potere globale
sionista, che è padrone dello Stato di Israele tanto quanto degli
Stati Uniti e degli altri Stati con le loro risorse naturali e
sistemi economico-produttivi. E che controlla il pianeta attraverso
le banche centrali, le grandi catene mediatiche e gli arsenali
nucleari militari.
Il potere occulto
Israele, è il più chiaro riferimento geografico del sistema
capitalista transnazionalizzato che controlla dai governi ai sistemi
economici produttivi e i grandi mass media, sia nei paesi centrali
come nel mondo sottosviluppato e periferico.
Lo Stato ebraico, al di là della sua incidenza come Nazione, è il
simbolo più rappresentativo di un potere mondiale controllato nelle
sue molle decisive da un gruppo minoritario di origine ebraica e
conformato da una struttura di strateghi e tecnocrati che operano le
reti industriali, tecnologiche, militari, finanziarie e mediatiche
del capitalismo transnazionale esteso nei 4 punti cardinali del
pianeta.
Con una popolazione di circa 7,35 milioni di abitanti, Israele è
l’unico Stato ebraico del mondo.
Ma quando parliamo d’Israele, parliamo prima di tutto di un disegno
strategico di potere mondiale che lo protegge, interattivo e
totalizzato, che si concentra attraverso una rete infinita di
associazioni e vasi comunicanti tra il capitale finanziario,
industriale e dei servizi che trasforma i paesi e governi in gerenze
d’enclave.
La lobby sionista che sostiene e legittima l’esistenza d’Israele,
non è uno Stato nel lontano Medio Oriente, ma un sistema di potere
economico planetario (il sistema capitalista) di banche e
corporazioni transnazionali con ebrei dominando la maggioranza dei
pacchetti azionari o egemonizzando le decisioni dei gerenti dai loro
posti di direttori e esecutori.
Chi si prende la briga di indagare i nomi dei membri dei direttivi o
degli azionisti delle grandi corporazioni e delle banche
transnazionali statunitensi ed europee che controllano dal commercio
estero e interno fino ai sistemi economici produttivi dei paesi, sia
centrali che “sottosviluppati” o “emergenti”, potrà facilmente
verificare che (in una stupefacente maggioranza) sono di origine
ebraica.
I direttivi e gli azionisti delle prime trenta mega aziende
transnazionali e banche (le più grandi del mondo) che sono quotati
negli indici Dow Jones di Wall Street, sono principalmente ebrei.
Megacorporazioni del capitalismo senza frontiere come Wal-Mart
Stores, Walt Disney, Microsoft, Pfizer Inc, General Motors, Hewlett
Packard, Home Depot, Honeywell, IBM, Intel Corporation, Johinson&Johnson,
JP Morgan Chase, American International Group, American Express, AT
& T, Boeing Co (armi), Caterpillar, Citigroup, Coca Cola, Dupont,
Exxon Mobil (petrolifera), General Eletric, McDonald’s, Merck & Co.,
Protecter & Gamble, United Technologies, Verizon, sono controllate
e/o dirette da capitali e persone di origine ebraica.
Queste corporazioni rappresentano la creme de la creme dei grandi
consorzi transnazionali ebraicoo-sionisti che, attraverso la lobby
esercitata dalle ambasciate statunitensi ed europee, dettano e
condizionano la politica mondiale ed il comportamento di governi,
eserciti o istituzioni mondiali ufficiali e private.
Sono i proprietari invisibili del pianeta: quelli che guidano i
paesi e i presidenti con un telecomando, come se fossero burattini
di ultima generazione.
Coloro che ricercano con questo stesso criterio, inoltre, i mass
media, l’industria culturale o artistica, associazioni
imprenditoriali, le organizzazioni sociali, fondazioni,
organizzazioni professionali, ONG, sia nei paesi centrali come
periferici, si sorprenderà della notevole incidenza di persone di
origine ebraica nei posti decisionali più alti.
Le tre catene televisive principali degli USA (CNN, ABC, NBC e Fox),
i tre giornali principali (Wall Street Journal, New York Times e
Washington Post) sono controllati e guidati (attraverso il pacchetto
azionario o di famiglie) da gruppi lobbisti ebrei, principalmente
newyorkesi.
Allo stesso modo come le tre più influenti riviste (Newsweek, Time e
New Yorker) e consorzi egemonici d’Internet come la Time-Warner
(unitasi con America online) o Yahoo!, sono controllati da direttori
e capitale ebraico che opera a livello delle reti e conglomerati
allacciati ad altre aziende.
Colossi del cinema di Hollywood e dello spettacolo come Walt Disney
Company, Warner Brothers, Comlumbia Pictures, Paramouth, 20th
Century Fox, tra gli altri, formano parte di questa rete interattiva
del capitale sionista imperialista.
La concentrazione del capitale mondiale in mega-gruppi o
mega-compagnie controllate dal capitale sionista, in una proporzione
schiacciante, rende possibile le decisioni planetarie di ogni tipo,
nell’economia, nella società, nella vita politica, nella cultura,
ecc. e rappresenta l’aspetto più caratterizzante della
globalizzazione imposta dal potere mondiale del sistema capitalista
imperiale.
L’obiettivo centrale espansivo di questo capitalismo sionista
transnazionalizzato è il controllo e il dominio (attraverso guerre
di conquista o “sistemi democratici”) delle risorse naturali e dei
sistemi economico-produttivi, in un’azione che i suoi sostenitori e
teorici chiamano “politiche di mercato”.
Il capitalismo transazionale, su scala globale, è il proprietario
degli stati e delle loro risorse e sistemi economico-produttivi, non
soltanto del mondo dipendente, ma anche dei paesi capitalisti
centrali. Così i governi dipendenti e centrali sono gerenze
d’enclave (di sinistra o di destra) che con varianti discorsive
realizzano lo stesso programma economico e le stesse linee
strategiche di controllo politico e sociale.
Questo capitalismo transnazionale “senza frontiere” della lobby
sionista che sostiene lo Stato d’Israele si basa su due pilastri
fondamentali:
* la speculazione finanziaria informatizzata (con base territoriale
a Wall Street) e la tecnologia militare-industriale di ultima
generazione (la cui massima espressione di sviluppo si concentra nel
Complesso Militare Industriale degli USA).
La lobby sionista internazionale, sulla quale si basano i pilastri
esistenziali dello Stato d’Israele, controlla dai governi, eserciti,
polizia, strutture economico produttive, sistemi finanziari, sistemi
politici, strutture tecnologiche e scientifiche, strutture
socio-culturali, strutture mediatiche internazionali, fino al potere
della polizia mondiale fondato sugli arsenali nucleari, i complessi
militari industriali e gli apparati di dispiegamento militare degli
USA e delle potenze centrali.
Questo potere, e non lo Stato d’Israele, è ciò che temono i
presidenti, politici, giornalisti ed intellettuali che tacciono o
deformano giornalmente i genocidi d’Israele in Medio Oriente,
intimoriti dal rimanere sepolti a vita sotto la lapide
dell’”antisemitismo”.
La Lobby imperiale
La lobby sionista pro-israeliana, la rete del potere occulto che
controlla la Casa Bianca, il Pentagono e la Federal Reserve, non
prega nelle sinagoghe ma nella Cattedrale di Wall Street. Un
dettaglio di cui tener conto, per non confondere la religione con il
mito e l’affare. Quando si riferiscono alla lobby sionista (che
chiamano lobby pro-israeliana) la maggior parte degli esperti ed
analisti parlano di un gruppo di funzionari e tecnocrati, nelle cui
mani c’è il disegno e l’esecuzione della politica militare
nordamericana.
A questa lobby di pressione viene attribuito l’obiettivo strategico
permanente di imporre l’agenda militare e gli interessi politici e
geopolitici del governo e lo Stato d’Israele nella politica estera
degli USA. Come definizione, la lobby pro-israeliana, è una
gigantesca macchina di pressione economica e politica che opera
simultaneamente in tutte le fasce del potere istituzionale
statunitense: la Casa Bianca, il Congresso, il Pentagono, il
Dipartimento di Stato, la CIA e agenzie della comunità
dell’intelligence, tra i più importanti.
Per mezzo dell’uso politico del suo potere finanziario, della sua
strategica posizione nei centri decisionali, i gruppi finanziari
della lobby esercitano un’influenza decisiva nella politica interna
e estera degli USA, la prima potenza imperiale, oltre al suo ruolo
dominante nel finanziamento dei partiti politici, dei candidati
presidenti e dei congressisti. A livello imperiale, il potere
finanziario della lobby si esprime principalmente attraverso la
Federal Reserve degli USA, un organismo chiave per la concentrazione
e la riproduzione del capitale speculativo a livello planetario.
Il cuore della lobby sionista statunitense è il potente settore
finanziario di Wall Street che ha implicazioni dirette e la
partecipazione alla nomina di funzionari chiave del governo degli
Stati Uniti e organi di controllo della politica monetaria e degli
enti creditizi (nazionali e internazionali) con sede in Washington e
New York.
Gli organismi economico finanziari internazionali come la OCDE, la
Banca Mondiale, il FMI, sono sotto diretto controllo delle banche
centrali e dei governi degli USA e delle potenze controllate dalla
lobby sionista internazionale (Gran Bretagna, Germania, Francia,
Giappone tra le più importanti).
Organizzazioni e alleanze internazionali come l’ONU, il Consiglio di
Sicurezza e la NATO sono controllati dall’asse sionista USA-UE, le
cui potenze centrali sono quelle che garantiscono l’impunità degli
stermini militari d’Israele in Medio Oriente, come è successo con
l’ultimo massacro degli attivisti solidali con il popolo di Gaza.
Le principali istituzioni finanziarie della lobby (Goldman Sachs,
Morgan Stanley, Lehman Brothers, ecc) e le banche principali
(Citigroup, JP Morgan, Merrill Lynch, ecc) influiscono in modo
decisivo alla nomina dei titolari della Federal Reserve, il Tesoro e
la segretaria del Commercio, oltre ai direttori della BM e del FMI.
Il mito dell’ ”antisemitismo”
Questo fenomeno di “potere capitalista mondiale” ebraico, e non
Israele, è cioò che temono presidenti, politici, giornalisti ed
intellettuali che evitano puntigliosamente di condannare o nominare
nei giornali i genocidi militari di Israele a Gaza, ripetendo quello
che hanno già fatto durante il massacro israeliano in Libano nel
2006. La grande complicità internazionale con i periodici massacri
israeliani non si creano per paura dello Stato d’Israele ma per
paura di quello che lo Stato d’Israele rappresenta.
Non si tratta d’Israele, uno Stato sionista in più, ma del “Grande
Israele”, la patria del giudaismo mondiale (con territorio rubato ai
palestinesi), della quale tutti gli ebrei del mondo si sentono i
suoi figli prodigi sparsi nel mondo. Non si tratta d’Israele ma
delle potenti organizzazioni e comunità giudaiche mondiali che hanno
appoggiato in toto il genocidio militare d’Israele su Gaza, che
usano il loro potere e “scala di prestigio” (costruita attraverso la
loro vittimizzazione storica dell’Olocausto) per trasformare in un
lebbroso sociale chi osa criticare o alzare la voce contro lo
sterminio militare israeliano a Gaza.
I governi del mondo capitalista, i giornalisti, intellettuali,
organizzazioni sindacali e sociali non hanno paura d’Israele, ma
della loro lapidazione sociale come “antisemiti” ( parola con cui
viene chiamato chi sfida e/o denuncia il sionismo ebreo).
Non temono lo Stato d’Israele ma ai figli d’Israele camuffati nei
grandi centri decisionali del potere mondiale, principalmente
economici- finanziari e mediatico-culturali.
I politici, intellettuali e giornalisti del sistema non temono
Israele ma temono i mass media, organizzazioni e aziende ebraiche e
la loro influenza sui governi e processi economico-culturali del
sistema sionista capitalista esteso in tutti i paesi su scala
planetaria.
In definitiva temono che le aziende, università, organizzazioni,
fondazioni internazionali sioniste che finanziano e o promuovono la
loro promozione e posti nel macchinario del sistema li dichiarino
“antisemiti” e li lascino senza lavoro, senza vacanze e senza
pensione.
Questa è la ragione principale che spiega perché gli intellettuali,
accademici e giornalisti del sistema vivono rimuginando analisi
intelligente della "realtà" politica, economica e sociale senza la
presenza della parola Ebreo o del sistema capitalista che paga per i
loro servizi.
Sebbene c’è un gruppo di intellettuali e di militanti ebrei di
sinistra (tra di essi Chomsky e Gelman) che hanno condannato e ha
protestato contro il genocidio israeliano a Gaza, la stragrande
maggioranza delle comunità ebraiche e delle organizzazioni a livello
globale ha sostenuto esplicitamente la macellazione di civili a
Gaza, sostenendo che si trattava di una "guerra al terrorismo".
Nonostante Israele non ha invaso né abbia perpetuato un genocidio
militare a Gaza con la religione ebraica ma con aerei F-16, missili,
bombe a grappolo, elicotteri Apaches, carri armati, artiglieria
pesante, navi, sistemi informatici, e di una strategia ed un piano
di sterminio militare su vasta scala chi questiona tale massacro è
condannato come “antisemita” dal potere ebraico mondiale distribuito
nel mondo.
Le campagne di denuncia di antisemitismo con le quali Israele e le
organizzazioni ebraiche cercano di neutralizzare le critiche contro
il massacro, affrontano la questione come se il sionismo ebraicoo
(sostegno dello stato d’Israele) fosse una questione “razziale” o
religiosa, e non un sistema di dominio imperiale che include
interattivamente il piano economico, politico, sociale e culturale,
superando la questione della razza o dei credo religiosi.
La Lobby sionista non controlla il mondo con la religione: lo
controlla con le banche, transnazionali, egemonia sui sistemi
economici- produttivi, controllo sulle risorse naturali, controllo
della rete informatica, e della manipolazione mondiale, e il
controllo dei valori sociali attraverso la pubblicità, la cultura ed
il consumo standardizzato e globalizzato dei mass media.
In definitiva, la lobby ebraica non rappresenta nessuna sinagoga né
espressione razziale, ma è la struttura che controlla il potere
mondiale attraverso il controllo sui centri economici finanziari e
di decisione strategica del sistema capitalista diffuso come
“civiltà” unica.
Prima della religione e la razza, la lobby sionista e le sue reti si
muovono da un’ideologia politica funzionale: il sionismo
capitalista- imperiale che antepone il mercato, la concentrazione di
ricchezza, la “politica degli affari”, a qualsiasi filosofia che
sfiori le nozioni del “bene “ e del “male” intesi dentro i parametri
sociali.
Quindi: Cosa intendono quando parlano di “antisemitismo” o di
“anti-giudaismo religioso”?
Su quali parametri di riferimento si basa la condizione di
antisemita?
Chi è antisemita?
Chi critica gli ebrei per la loro religione o per la loro razza
nelle società mondiali?
Al massimo, gli ebrei, come è comprovato nella realtà sociale di
qualsiasi paese, non sono criticati per la loro religione o
condizione razziale ma per il loro attaccamento eccessivo allo
status del denaro (coltivato anche per altre collettività) e
all’integrare strutture o gerarchie di potere dentro un sistema
ingiusto di oppressione e di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, come
lo è il sistema capitalista.
Salvo gruppi minoritari di fanatici e razzisti che rappresentano
solo se stessi nella società (ad eccezione dei nazisti tedeschi ed
alcune eccezioni) quasi mai c’è stata una “persecuzione religiosa o
razziale” dell’ebreo, ma c’è stata un’associazione dell’ebreo con il
“peggior volto del capitalismo”, rappresentato nel sistema
economico-finanziario speculativo.
In sintesi
La lobby sionista che protegge lo Stato d’Israele (da destra e
sinistra) è conformata da una struttura di strateghi e tecnocrati
che operano nelle reti industriali tecnologiche militari finanziarie
e mediatiche del capitalismo transnazionale esteso nei quattro punti
cardinali del pianeta.
Le sue reti si esprimono attraverso una moltitudine di
organizzazioni dedicate a promuovere l’attuale modello globale, tra
le quali si contano principalmente: The Hudson Institute, The RAND
Corporation, The Brookings Institution, The Trilateral Commision,
The World Economic Forum, Aspen Institute, American Enterprise
Institute, Deutsche Gesellschaft für Auswärtigen Politik, Bilderberg
Group, Cato Institute, Tavestock institute, e il Carnegie Endowment
for International Peace e altri.
Tutti questi think tank o “banca di cervelli” riuniscono i migliori
tecnocrati, scienziati e studiosi nei loro rispettivi campi, i
laureati delle università degli Stati Uniti, in Europa e nel mondo.
La lobby non risponde solo allo Stato d’Israele (come affermano gli
analisti di “destra” dei neocon) ma ad un potere mondiale sionista
che è il proprietario dello Stato d’Israele tanto quanto dello Stato
nordamericano e del resto degli Stati con le loro risorse naturali e
sistemi economico-produttivi.
La lobby non è soltanto alla Casa Bianca ma comprende tutti i
livelli delle operazioni del capitalismo su scala transnazionale, il
cui disegno strategico di grandi teste charmans e dirigenti di
banche e società multinazionali che fanno parte del Washington
Consensus e condividere il pianeta come una torta. Né la sinistra né
la destra partitica parlano di questo potere “totalizzato” per il
semplice motivo che tutte e due sono fuse (a modo di alternative
falsamente scontrate) ai programmi e strategie del capitalismo
transnazionale che controlla il pianeta.
Di conseguenza, e mentre non si articola un nuovo sistema di
comprensione strategica (una “terza posizione” rivoluzionaria del
sapere e della conoscenza) il potere mondiale che controlla il
pianeta continuerà a perpetuarsi nelle false opzioni di “sinistra” e
di “destra”.
E la lobby ebrea di “destra” dei repubblicani conservatori
continuerà a succedere alla lobby ebraicaa di “sinistra” dei
democratici liberali in una continuità strategica avente le stesse
linee guida dell’Impero sionista mondiale.
E i massacri dello Stato d’Israele continueranno, come in passato,
impunite e protette dalle strutture del sistema del potere mondiale
sionista capitalista che lo considera come la “sua patria
territoriale”.
06/07/2010