|
ALZO ZERO 2010
Il governo canadese se ne infischia
della tregua olimpica
di Martin Hébert
mondialisation.ca
In
previsione dell’apertura dell’anno olimpionico, il protocollo
richiede che il paese ospitante, in accordo al resto del mondo ,
rispetti la tradizione più importante prevista dai Giochi
Olimpici:l’ekecheiria cioè la Tregua olimpica.
Dal 1993 questa richiesta ha assunto la forma di una risoluzione
presentata all’Assemblea Generale dell’ONU.
Il 19 ottobre 2009 è toccato al Canada presentarsi davanti
all’Assemblea Generale dell’ONU come portavoce di questo ideale.
Siccome il governo federale aveva indietreggiato davanti a questa
essenziale responsabilità olimpica , il primo ministro della
Colombia Britannica Gordon Campbell si è presentato davanti all’ONU
per sottoporre questa risoluzione “in nome della provincia
ospitante”.
E’ così che il Canada è diventato il padrino di una risoluzione che
“ingiunge ai paesi membri di osservare, nel quadro della Carta
dell’ONU, la tregua olimpica individualmente e collettivamente
durante i XXI’ Giochi Olimpici invernali e durante la X’edizione dei
Giochi Paraolimpionici invernali” (Articolo1 Risoluzione 64/2).
Mentre i media erano occupati a celebrare le medaglie conquistate
dal paese e a chiedersi se il Canada avrebbe ottenuto”la medaglia ai
giochi verdi”, sembra che nessuno si sia chiesto se il governo
canadese avesse adempiuto al suo ruolo essenziale in quanto nazione
ospite che era quello di promuovere l’ideale di pace cioè l’essenza
stessa dei Giochi Olimpici.
Questo problema era stato considerato talmente importante trent’anni
fa che il Canada e i suoi alleati avevano boicottato i Giochi di
Mosca per protestare contro la presenza sovietica in territorio
afghano.
Sfortunatamente, sottoporre il Canada agli stessi criteri morali nel
2010 si sarebbe rivelato imbarazzante per il paese ospitante.
Mentre i canadesi tenevano gli occhi fissi sul piccolo schermo per
seguire i giochi, una tra le più grandi offensive condotte dalle
forze armate americane,britanniche e canadesi dal 2001 raggiungeva
il suo culmine in Afghanistan.Per chi volesse confrontare le ore
locali dei due fusi orari, è facile dedurre che l’inizio delle
cerimonie d’apertura dei giochi il 12 febbraio 2010 alle h.18 ora di
Vancouver ,si avvicina d’ un paio d’ore ai primi colpi di mortaio
dell’Operazione Mushatarak.
Non solo questa operazione da 15.000 uomini lanciata di primo
mattino il 13 febbraio ora di Kabul coincide quasi perfettamente con
l’inizio dei Giochi Olimpici ma la fine di questa “offensiva di due
settimane” annunciata dalla Association France Press il 27 febbraio
e ripresa nel mondo da altre agenzie di stampa, corrisponde alla
chiusura dei giochi stessi.
Gli Stati Uniti hanno fatto storia nel 2002 diventando la prima
nazione ospitante ad essere in guerra durante lo svolgimento dei
Giochi Olimpici invernali.
Il Canada e i suoi alleati in Afghanistan hanno rincarato non solo
rifiutando la tregua olimpionica ma anche partecipando
deliberatamente alla pianificazione di un’offensiva brutale il cui
inizio è stato cinicamente previsto proprio in coincidenza con il
debutto dei giochi.
Approfittare del fatto che l’attenzione dei canadesi fosse rivolta
ai Giochi Olimpici per condurre una tale escalation è nient’altro
che una vergogna.
“Rispettando la Tregua olimpionica promuoviamo la pace e la
comprensione”aveva dichiarato il Ministro dello Stato delegato allo
sport Gary Lunn nel sito del Ministero degli Esteri canadesi
nell’ottobre 2009.
Ma è stato il Direttore generale del Comitato organizzativo dei
giochi invernali olimpici e paraolimpici 2010 a Vancouver John
Furlong che si è espresso con maggior eloquenza sulla questione
durante il suo discorso all’Assemblea Generale dell’ONU che
precedeva il passaggio della risoluzione della Tregua Olimpica del
2010:”Affinché i giochi abbiano un senso vero e duraturo agli occhi
di coloro che ne saranno coinvolti, dobbiamo assicurare un legame
umano, che utilizzi il potere dello sport per trasformare lo spirito
di una nazione e addirittura quello della comunità mondiale”.
Nel giorno della chiusura dei Giochi Olimpici, penso agli abitanti
della regione di Marjah che hanno trascorso le ultime due settimane
sotto i bombardamenti nell’indifferenza di tutti.
Per loro il legame umano della Tregua Olimpica del 2010 si conta
solo in morti e feriti.
Anche loro hanno ospitato il Mondo durante queste due settimane.
Anche loro hanno visto le uniformi dei Canadesi, degli Americani,
dei Britannici e degli Estoni sfilare nella loro città.
Per contro,ci si può ben scommettere che il ricordo che essi
conserveranno della Tregua olimpica del 2010 sarà nero invece che
dorato.
Traduzione per italiasociale a cura di Stella Bianchi
08/03/2010