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ALZO ZERO 2010
Noi "gente normale" e loro a farci la guerra. Note a margine della scomparsa di Padoa-Schioppa
di Enrico Galoppini - cp eurasia
Dopo
la scomparsa di Tommaso Padoa-Schioppa, come c’era da aspettarsi,
tutti i media o quasi si sono profusi in elogi a non finire
(“scompare un grande italiano”, “un uomo col senso dello Stato” e
altre amenità). E chi non l’ha fatto ha risposto a logiche di
schieramento, come è altrettanto prevedibile in un’Italia la cui
vita politica è ridotta a pura tifoseria calcistica senza alcun
interesse per il bene comune.
C’è un elemento, però, che non è stato tenuto nel minimo conto, né
dai primi, maggioritari, né dai secondi, minoritari. Quelli come
Padoa-Schioppa che cosa hanno in comune con noialtri “gente
normale”?
La verità, che chiunque è in grado di realizzare se solo pensa alla
differenza tra il suo arrabattarsi quotidiano (con l’incubo del
futuro) e la bella vita di Lorsignori, è che gli individui come
Padoa-Schioppa non hanno la benché minima cognizione di che cosa sia
la vita della “gente normale”. Non che quella abbia l’aureola in
testa, sia chiaro, perché al fondo al fondo ciascuno è responsabile
della vita che fa. Chiunque, per esempio, stante una situazione che
non è possibile modificare né votando né manifestando, può almeno
decidere di lavorare meno, guadagnando certo meno, ma
riappropriandosi della cosa più preziosa che questo sistema gli
toglie: IL TEMPO, per dedicarlo a cose più essenziali – ad esempio
la ricerca spirituale – che non necessitano forzatamente di denaro.
Ma la “gente normale” – compresa quella, maggioritaria, in preda
alle sirene del “mondo moderno”, che non si dà una scossa di
consapevolezza anche in mezzo a questa situazione a dir poco
drammatica – a una cosa ha senz’altro diritto: quello di non vedersi
rendere la vita sempre più impossibile! E la vita della “gente
normale”, specialmente di quella che vive nelle città, è
oggettivamente impossibile, tanto è faticosa ed estenuante, anche se
la maggior parte di costoro non se ne rende conto (si pensi solo
all’inquinamento dell’aria ed acustico, al degrado sociale urbano,
al tempo che molti passano incolonnati in macchina o stipati nei bus
eccetera eccetera). Anche se poi per quasi tutti arriva il ‘conto’:
crisi nervose, scatti di violenza inaudita, perdita di senso della
vita ecc., mentre, come affetti da una sindrome che porta a
difendere le cause del malessere stesso, continuano a difendere per
partito preso – perché ormai identificatisi totalmente per mancanza
di altri orizzonti – le stesse ragioni del proprio malessere.
Mi sia concessa una parentesi, perché questo è il nodo irrisolto
della politica (e non solo) italiana. L’unico governante che in 150
anni di “unità d’Italia” sapeva qual era la vita della gente
“normale” (perché l’aveva sperimentata, né si montò la testa
accumulando ricchezze quando assurse a responsabilità di governo) e
conosceva le aspirazioni della “gente normale” (un lavoro sicuro,
una casa senza dissanguarsi, una famiglia numerosa, una sanità e una
previdenza, un’istruzione seria ed autorevole), lo sappiamo tutti
chi è stato. Infatti è ancora l’unico che, a distanza di 70 anni
(!), è ancora amato (e se è “odiato”, lo è perché in cuor suo chi lo
odia lo ama, com’ebbe a dire egli stesso ai socialisti dai quali si
separava – per realizzare il socialismo! – quando disse loro: “voi
mi odiate perché mi amate ancora”).
Ognuno lo ama/odia a suo modo, acquistando i dvd in edicola che
vanno regolarmente a ruba (chi comprerebbe mai dei dvd su Berlinguer
o De Gasperi, tanto per fare degli esempi di politici
“democratici”?) o piazzandosi davanti alla tv per assistere a dei
documentari zeppi di aggettivi denigratorii (è illogico ritenere che
questi documentari di storia in prima serata siano visti da una
maggioranza di persone che detestano il soggetto del documentario
stesso). Basta infine leggere i benemeriti libri di Pennacchi per
capire che Mussolini AMAVA l’Italia e gli italiani: e questo è il
requisito prepolitico essenziale per una buona politica a beneficio
di tutti.
Invece, di tutta la pletora di camerieri dei banchieri – i politici
“democratici” – non resterà alcun ricordo e nessuna tv trasmetterà
con successo, dopo 70 anni, alcun documentario su Fini, D’Alema o
Casini. Resteranno – e ne paghiamo continuamente le conseguenze –
solo i disastri che hanno fatto, che fanno e che faranno perché
costoro NON AMANO il popolo italiano. Anzi, lo disprezzano e sono
messi lì dal padrone straniero per fare la guerra a noi,
scientificamente.
La cosiddetta gente “normale”, per essi, che hanno fatto proprio il
paradigma suprematista anglo-sionista, illusi come sono di far parte
degli “eletti” per cooptazione e blandizie, è vista alla stregua di
animali parlanti o poco più, che dovrebbero piuttosto ringraziare
per questa “manna” che ancora gli viene concessa… Questo è con tutta
evidenza il loro atteggiamento, la loro disposizione di base verso
noialtri “gente normale”. Ed è logico che politiche attuate da chi
parte da simili presupposti siano semplicemente nocive e disumane,
tanto più se si considera che questi “politici” agiscono in un
quadro nazionale (Italia) e sovranazionale (Europa) cui vige una
pressoché totale assenza di sovranità (tranne pochi ambiti, come
l’Eni, che infatti intendono smantellare a beneficio dei loro
padroni).
22/12/2010