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NOTIZIE 2008
La crisi del mercato monetario e…
La farsa dell’(auto) salvataggio
Carmelo R. Viola
Il selvaggio, il criminale e il ridicolo sono ingredienti del
sistema capitalista: costituiscono una sola mistura dove apparenza e
sostanza si combinano e si alternano e fanno una farsa, che al
comico unisce il drammatico. E’ quanto i nostri sedicenti
economisti, con liturgico accademico collo torto e occhiali “alla
Verdoni” sostengono come i meteorologi le imprevedibili avversità
del clima e cercano di mitigare le catastrofi spettacolari di un
eventuale tsunami.
Tuttavia, non c’è niente che dipenda dall’uomo nel detto sistema,
che vige in funzione di un gruppo di predatori-giocatori d’azzardo,
che si chiamano banchieri per non dire usurai di alto bordo,
manipolatori di una macchina mirata a moltiplicare i loro profitti
parassitari, che di fatto condiziona la civiltà del Pianeta. Come
tutti i meccanismi ludici avviati in libertà, tale macchina, oggi
globale per via di un liberismo senza frontiere, può cadere in crisi
travolgendo ogni cosa ma che gli economisti si ostinano a chiamare
“la” economia! Economia sarebbero le “borse”, di cui ogni giorno ci
dànno conto in numeri, sonanti come soldi, e poi lamentiamo
informazione insufficiente! Economia sarebbe la compravendita di
azioni in borsa cioè di investimenti finalizzati a ricavare profitti
da lavoro altrui e assimilati, con totale improprietà, a risparmi!
Tanto per continuare a mentire.
Potendo produrre “moneta virtuale”, l’ingordigia spinge i
banchieri-usurai a vendere molta più moneta di quella di cui
effettivamente dispongono e così finiscono per ritrovarsi incapaci
di rispondere alla domanda di liquido, cioè di moneta vera. Donde la
crisi, trattata come un malaugurato fenomeno meteorologico e non
come un crimine, ineluttabile risultato di un comportamento
criminogeno.
Si richiama il mercato e si attribuisce il lamentato inconveniente a
difetto di regole. Ed anche qui la logica si disperde nei meandri
dell’idiozia. Infatti, il mercato è la trasfigurazione umana della
lotta per la sopravvivenza vigente nella giungla. E’ come una guerra
e, in quanto tale, non può essere moralizzata come ci prova la
dilagante disonestà e corruzione dei mercanti (fautori ed utenti del
mercato). Ovviamente il mercato andava bene ai suoi primordi come il
primo livello di vita sociale organica postanimale, quando c’era
bisogno di scambi senza riferimento alle differenze “economiche”.
Oggi, non solo il meccanismo della domanda e dell’offerta – base del
mercato – non esiste più sotto l’effetto dell’intervento
pubblicitario e della persuasione subliminale, ma il compito del
potere pubblico è quello di distribuire equamente il benessere a
tutti i cittadini, cosa che non può derivare dal mercato e da uno
Stato ridotto a strumento paramedioevale del mercato stesso.
La farsa esplode fino al parossismo grottesco: questo Stato non ha
soldi abbastanza per la Scuola, e ne riduce le spese (a tal fine è
unicamente mirata la falsa riforma Gelmini), cioè strutture,
personale, risultati quantitativi e qualitativi, non ha soldi
abbastanza per la Sanità e ne riduce le spese con le stesse
conseguenze e risultanze, non ha soldi per la Difesa nemmeno interna
e ne riduce le spese con lo stesso effetto, non ha soldi abbastanza
per le pensioni anche per chi si è rotto le spalle per decenni
restando povero, e dimezza le pensioni addossando il resto sulle
spalle degli stessi poveri cristi , non ha soldi per la Posta e la
affida ad un gruppo di affaristi che passano da un abuso all’altro,
come io ho più volte denunciato. E via delirando… Ma davanti alla
crisi degli istituti di usura, detti banche, lo stesso Stato trova
soldi per salvare il sistema di giochi d’azzardo per uso
imprenditoriale-padronale, non godendo di un’autonomia meno che mai
monetaria. Da dove prende i soldi per il soccorso d’emergenza? Qui
la farsa si fa drammatica: li richiede alla Banca d’Italia, che è
una società per azioni di banchieri-usurai. Questa, disponendo del
conio, se necessario, di banconote ne produce di nuove. Ottenuti i
soldi, lo Stato-servo si fa investitore-azionista delle banche che
“nazionalizza”, sia pure in parte. Ma che succede di conseguenza? La
farsa continua…:lo Stato si carica di debito cosiddetto pubblico che
coprirà in parte con i dividendi parassitari, in parte con il fisco,
cioè con altre tasse ed altri tagli alle spese sociali!
Sta di fatto che il salvataggio delle banche è consistito in un giro
di moneta che dal conio bancario è andato al circuito bancario:
dalla banche alle banche attraverso un giro vizioso con in mezzo lo
Stato, il che non ha niente a che vedere con il socialismo ma
dimostra ancora una volta l’assurdità di un sistema che, senza o con
emendamenti di questo tipo, si fa beffa della scienza e soprattutto
dei diritti naturali, su cui solo si possono fondare un vero Stato e
una società “adulta”.
Carmelo R. Viola
(Farsa salvataggio – 15.10.08 – 2505)
28/10/2008