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ECONOMIA 2009
Crisi: Draghi assolve economisti e banchieri
Il
suo intervento alla 50esima riunione scientifica annuale della
Società italiana degli economisti è stata l’occasione per Mario
Draghi per ribadire la sua fede nel Libero Mercato, al di là dei
problemi che negli ultimi anni ne hanno seriamente messo in crisi le
fondamenta. Il governatore della Banca d’Italia ha affermato che le
risposte date alla crisi sono state efficaci grazie al lavoro degli
economisti che non hanno fatto mancare i loro consigli ai governi.
La professione di economista, ha sostenuto, deve essere valutata in
primis per le risposte che ha saputo finora dare alla crisi. E
allora, da questo punto di vista il bilancio è “largamente
positivo”.
In verità ci pare di ricordare che le principali misure adottate dai
governi siano state quelle di versare sostanziosi aiuti pubblici
alle banche private che erano finite sull’orlo del baratro a causa
delle proprie speculazioni. Seguite dalle analoghe iniziative delle
banche centrali di immettere liquidità nel sistema finanziario
internazionale per evitarne il collasso. Misure che, al di là delle
responsabilità di questo o quel soggetto, sono andate a compensare
l’incapacità delle autorità di controllo e degli stessi economisti
di prevedere l’uragano che stava arrivando. Economisti che,
nonostante le lodi auto referenziali, non erano stati in grado di
leggere il divenire dell’economia, al di là delle sue aride cifre.
Così la funzione degli economisti è tornata di attualità solo per il
dopo crisi non essendo stati all’altezza del proprio ruolo per
evitarla o quantomeno per lanciare il necessario allarme.
Draghi, dopo aver sostenuto che sono state messe in campo misure
“senza precedenti per ammontare e per tipologia”, ha rivendicato a
merito degli economisti quello di averne determinato la dimensione e
la natura, mentre si era di fronte ad un disorientamento generale e
all’incapacità diffusa di fornire una terapia adatta alla crisi.
Affermazioni che implicano una deformazione della realtà. “Si sono
sognati pogrom di economisti - ha lamentato - e si è aperta una
caccia al colpevole”. Ma Draghi ha insistito, e rilanciando nel suo
peana liberista, ha affermato che grazie agli economisti, si sono
evitati errori. Come ad esempio, e ti pareva, “il ricorso a misure
protezionistiche”. Le stesse, a suo dire, che in altre occasioni, si
erano rivelati “letali”. Insomma il Libero Mercato globale è la
panacea di tutti i mali e il migliore dei mondi possibili anche se
diffonde povertà e disoccupazione.
Certo, ha dovuto concedere l’ex dirigente della Goldman Sachs, si
deve cogliere da questa crisi “lo stimolo a riflettere seriamente e
senza pregiudizi sull’adeguatezza dello strumentario analitico degli
economisti, per correggere errori e individuare fruttuose direzioni
di marcia per il futuro”.
Ma poi una assoluzione generale per gli economisti e per se stesso
come presidente del Fsb (Financial Stability Board) che dovrebbe
monitorare le distorsioni dei mercati. In particolare quando Draghi
ha sostenuto che la capacità di previsione negli anni precedenti la
crisi sia stata migliore di quanto comunemente ritenuto. A suo
avviso infatti, “molti degli squilibri, degli eccessi, degli
incentivi distorti che avrebbero potuto condurre alla crisi erano
stati identificati in importanti contributi”. E allora perché la
crisi è arrivata praticamente inaspettata? Secondo Draghi, questo è
stato determinato anche da un’analisi che rimaneva ostinatamente
macroeconomica sulle reali condizioni del settore finanziario.
Affermazione che significa che nessuno di quanti dovevano
controllare è andato a studiare ad esempio la situazione della
singola banca.
Ma non c’è dubbio, ha dovuto ammettere ancora, che si sia rivelata
mal riposta la fiducia nella capacità del mercato di autoregolarsi e
generare in ogni circostanza allocazioni efficienti delle risorse.
In altre parole è saltato il fondamento del Libero Mercato. Così,
soprattutto negli Usa, l’equazione “Libero Mercato uguale mercato
senza regole” era divenuta il patrimonio comune di molti politici e
autorità di controllo o regolatrici. Come ad esempio, ma questo
Draghi non lo ha detto, le banche centrali.
24/10/2009