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LIBRI 2007
Carmelo Borg Pisani (1915-1942)
Eroe o traditore?
di Stefano Fabei
Presentazione di Guido de Marco
Introduzione di Franco Cardini
Editore Lo Scarabeo (Bologna) (collana Documenti per la storia)
pp. 160, 80 ill. cod. ISBN 978-88-8478-103-1 16,00
Alle 7 e 34 del 28 novembre 1942, sulla forca del carcere maltese di
Corradino, moriva Carmelo Borg Pisani, un giovane artista che sognava la
liberazione della sua isola dal dominio britannico. Spinto da generoso
entusiasmo lasciò pennello e tavolozza per imbracciare il fucile.
Arruolatosi come soldato semplice nell’esercito di quell’Italia da lui
ritenuta la vera patria, fu protagonista di una sfortunata missione segreta
conclusasi con l’arresto e un processo per alto tradimento. Entrò così nella
schiera delle Medaglie d’Oro al Valor Militare. Figura controversa,
protagonista di una vicenda tragica, fu considerato in Italia un eroe
irredentista e a Malta, anche se non da tutti, un traditore. È il caso più
noto di missione in territorio nemico, la storia di un uomo che,
riconoscendosi in un ideale, fu facile vittima dell’incompetenza, della
superficialità e della cattiva coscienza di chi, più o meno consapevolmente,
lo mandò incontro alla morte. Affrontò con coraggio il sacrificio supremo
come Cesare Battisti, Fabio Filzi, Damiano Chiesa e Nazario Sauro.
Stefano Fabei è nato a Passignano sul Trasimeno nel 1960. Laureato in
Lettere moderne, insegna all’Itas «Giordano Bruno» di Perugia. Saggista e
ricercatore storico, ha pubblicato numerosi libri fra cui Il fascio, la
svastica e la mezzaluna (Mursia, 2002), Una vita per la Palestina (Mursia,
2003), Mussolini e la resistenza palestinese (Mursia, 2005), I cetnici nella
seconda guerra mondiale (Libreria Editrice Goriziana, 2006), Guerra e
proletariato (Società Ed. Barbarossa, 1996), Il Reich e l’Afghanistan
(Edizioni all’insegna del Veltro, 2002).
La recensione
RICORDANDO BORG PISANI, L’ULTIMO IRREDENTO
Francesco Demattè
da Secolo d’Italia di domenica 15 aprile 2007
Il boia era un detenuto che aveva accettato il ruolo di carnefice per
ottenere uno sconto di pena. Bendò il condannato, gli legò i polsi e gli
strinse con un laccio i gomiti ai fianchi. Lo pose poi esattamente sotto il
cappio e gli legò le caviglie. Il condannato recitò l’atto di contrizione.
Subito dopo il boia gli mise il cappio al collo e azionò la leva che aprì di
scatto la botola. Il condannato precipitò per l’intera lunghezza della
corda, due metri. Morì istantaneamente. Erano le 07,34 del 28 novembre 1942,
un sabato, nel carcere di Corradino, isola di Malta. Il condannato si
chiamava Carmelo Borg Pisani. Nome, questo, che dirà forse poco alla
maggioranza degli Italiani. Niente, probabilmente. Eppure egli è un eroe
della stessa tempra dei martiri irredenti della Grande Guerra, Cesare
Battisti, Fabio Filzi, Damiano Chiesa e Nazario Sauro. Ma, a differenza di
questi ultimi, Borg Pisani fu dimenticato in quanto «partecipò a una guerra
che gli italiani persero e spesso cercarono di dimenticare». Così scrive lo
storico Stefano Fabei in un saggio di imminente uscita per la casa editrice
Lo Scarabeo di Bologna (tel. 051-229512, posta elettronica loscarabeo@email.it)
e intitolato Carmelo Borg Pisani (1915-1942) eroe o traditore?. Il volume
ripercorre la vita dello sfortunato martire maltese e si fregia, oltre che
di una acuta introduzione del mai banale Franco Cardini, di una sorprendente
presentazione di Guido De Marco, Presidente Emerito di Malta.
Per riuscire a comprendere, tuttavia, come mai Carmelo Borg Pisani sia
finito impiccato in un carcere della sua amata Malta bisogna fare qualche
passo indietro. E precisamente sino al 10 agosto 1915, quando egli nacque a
La Valletta, crescendo poi nel clima arroventato fra le due guerre in
un’isola che vedeva sempre di più inasprirsi la politica colonialistica e
imperialistica della Gran Bretagna, a cui Malta apparteneva dal 1814, dopo
essere stata per secoli dominio dei Cavalieri di san Giovanni, detti,
appunto, di Malta. Gli Inglesi, ad iniziare dagli ultimi decenni del XIX
secolo, avevano infatti messo in atto una politica snazionalizzatrice, tesa
a sostituire la lingua italiana, da sempre parlata e scritta nell’isola, con
quella inglese. Tale politica fu particolarmente insidiosa in quanto
contrappose all’italiano non solo la lingua d’Albione, ma anche l’idioma
locale, una sorta di dialetto maghrebino con forti influenze, soprattutto a
livello lessicale, italiane e, in particolare, siciliane. Il progetto
britannico fu al fine coronato da successo nel 1934 quando la lingua di
Dante fu estromessa dalle scuole elementari: due anni dopo l’Istituto
Italiano di Cultura e la scuola italiana “Umberto I” furono chiuse. Carmelo
aveva frequentato l’“Umberto I”, si sentiva italiano ed era animato da una
idea forte che divenne la missione di tutta un’esistenza: riunire Malta
all’Italia. Tale progetto era in quegli anni perseguito anche dal regime
fascista, che vedeva nella cacciata degli Inglesi dall’isola e nella sua
resa all’Italia la premessa per un’egemonia tricolore nel Mediterraneo
orientale. Fu naturale, pertanto, la scelta fascista di Borg Pisani e la sua
tenacia nel volersi recare in Italia per proseguire all’Accademia di Belle
Arti quegli studi artistici già iniziati a La Valletta.
Quando, il 10 giugno 1940, l’Italia entrò in guerra il giovane maltese non
rientrò nell’isola e, in una lettera al Duce, si mise a disposizione di
quella che considerava la sua vera patria per coronare il suo sogno: vedere
Malta ricongiungersi all’Italia. Gli è che, come ben rileva Fabei, la guerra
mondiale appariva a Borg Pisani «come l’inevitabile lotta di liberazione dei
popoli oppressi contro il dominio della Gran Bretagna». Tutto il resto venne
di conseguenza: Carmelo, idealista, entusiasta e amante della vita, prima si
iscrive al Partito nazionale fascista e, poi, parte in guerra come
volontario nella Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, partecipando
alla campagna di Grecia nella primavera-estate del 1941. In ottobre ritorna
in Italia e frequenta a Messina il IV Corso Allievi Ufficiali della Scuola
della Milmart (artiglieria marittima) della Mvsn, superando gli esami finali
il 28 marzo 1942 e raggiungendo così il grado di sottocapomanipolo
(sottotenente). Poco dopo chiede di essere assegnato al comando della
squadriglia Mas di Augusta: il conto alla rovescia verso la tragica fine era
così iniziato. Le alte gerarchie militari italiane avevano infatti deciso,
in vista dell’invasione di Malta - che poi, improvvidamente, non si
realizzerà - di inviare sull’isola una missione investigativa, tesa a
raccogliere informazioni in vista dello sbarco nell’arcipelago delle truppe
italo-tedesche. La scelta, anche su sua richiesta, cadde proprio su Carmelo
Borg Pisani. Era la grande occasione della sua vita, quella che avrebbe dato
un senso alla sua esistenza. Ma tutto andò storto. Sbarcato fra il 18 e il
19 maggio in un punto dell’isola dominato da una scogliera a picco sul mare
e in nessun modo scalabile, fu catturato dagli Inglesi. Riconosciuto, fu
processato e condannato a morte come traditore nel modo che abbiamo
descritto sopra. L’Italia fascista lo volle ricordare con una Medaglia d’Oro
al Valor Militare, confermata, particolare interessante, anche dall’Italia
democratica.
Il suo corpo fu sepolto in una tomba senza nome nel cimitero del carcere di
Corradino accanto alle salme di alcuni criminali comuni. Sino ad oggi,
nonostante molteplici tentativi di singole personalità militari e civili
italiane di onorarlo degnamente traslando le sue spoglie in un sacrario
della Penisola, egli riposa ancora in quel luogo vergognoso. Crediamo che a
più di sessant’anni dalla morte di Carmelo Borg Pisani, «vittima
dell’incompetenza, della superficialità e della cattiva coscienza di chi,
politico o militare, pianificando l’operazione, più o meno consapevolmente
lo mandò incontro alla morte», sia ora di riportarlo in Patria. Quella che
lui ha sempre avuto nel cuore.
04/05/2007